Mafia capitale Qualcosa di irragionevole La relazione della Commissione prefettizia sulla situazione del Comune di Roma documenta come anche sotto l’attuale Giunta, l’Ente locale sia stato assoggettato ad interessi malavitosi grazie ad amministratori corrotti e alle influenze esercitate da Carminati e Buzzi. Il condizionamento si è realizzato secondo schemi e copioni che il cambio di amministrazione determinato dalla Giunta non è stato capace di intaccare, e questo avrebbe portato, non solo a determinare l’esito delle procedure di appalto, ma anche ad orientare le scelte di vertici di società partecipate di Roma Capitale. Il quadro fornito da Gabrielli descrive un’amministrazione inquinata, connotata da una profonda mala gestione. La legalità ha subito l’influenza di dirigenti collegati a mafia Capitale. La libera determinazione della volontà degli organismi risulta piegata agli interessi del sodalizio criminale. E non ci sono particolari differenze tra ciò che è avvenuto durante la Giunta di centro-destra guidata dall’ex sindaco Gianni Alemanno e quella attuale, di centro-sinistra, capeggiata da Ignazio Marino. Lo stesso prefetto Gabrielli, nella sua relazione inviata al ministro degli Interni parla di un’amministrazione locale devastata e devastante. Solo che il prefetto ritiene che la Giunta Marino abbia dato alcuni precisi e non trascurabili segnali di discontinuità; “seppure per dovere di obiettività va precisato che, almeno all’inizio della gestione, si tratta di scelte non dettate da una precisa e consapevole volontà di contrastare l’illegittimità e il malaffare, quanto piuttosto di comportamenti ispirati agli ordinari parametri di regolarità”. Questo basterebbe a salvare la posizione del sindaco, anche se la corruzione ha ormai aggredito i gangli del sistema burocratico e la struttura amministrativa di Roma Capitale. Al prefetto quindi “non appare irragionevole ritenere che gli elementi emersi di Roma Capitale, riferiti evidentemente alla sua gestione sotto la Giunta Marino, pur presentando i caratteri di rilevanza e concretezza, non riuniscano l’indispensabile tratto della univocità che consente di escludere in toto letture anfibiologiche delle situazioni riscontrate”. Per cui il prefetto si è detto contrario dello scioglimento dell’Organo consiliare dell’Ente Locale. È una responsabilità che ricade intera sulle sue spalle. Anche perché il lavoro dei magistrati su Mafia Capitale è tutt’altro che concluso. Roma, 10 luglio 2015 |